Oggi faremo un salto indietro nella storia, andando a riscoprire i luoghi che erano il centro della vita crotonese centinaia di anni fa, luoghi che è possibile visitare ancora oggi grazie alle visite guidate gratuite che proponiamo ogni giovedì in collaborazione con l’associazione “Amici del Tedesco”.
E’ nel IX secolo, da piazza Duomo che parte il nostro percorso, dove andremo scoprire la Basilica dedicata a santa Maria Assunta e San Dionigi l’Aeropagita è stata riedificata nel XVI secolo per volere dell’allora vescovo Antonio Lucifero, grazie anche ad alcuni materiali provenienti dal tempio di Hera Lacinia. La facciata in stile neoclassico presenta 3 portali, ed è affiancata da un imponente campanile, l’interno diviso in 3 navate in corrispondenza dei portali, ospita una fonte battesimale in pietra del XIII secolo, due busti lignei raffiguranti san Gennaro e san Dionigi, protettore della città, una statua di Padre Pio che è stata posta negli ultimi anni, entrambi del XVII secolo. In fondo alla navata destra si apre la cappella ottocentesca nella quale è custodita l’icona bizantina della Madonna di Capocolonna. La cappella, sulla cui volta vengono raffigurati angeli musicanti, è ornata da stucchi dorati, bronzi e preziosi dipinti del XVI secolo.
Risalendo corso Vittorio Emanuele ci troveremo davanti a un altro importante luogo della vita crotonese, ovvero la chiesa dell’Immacolata. Costruita nel XVI secolo presenta oggi uno stile legato al neoclassicismo su due livelli, una sezione superiore e una inferiore entrambi sorretti da colonne. La chiesa all’interno, si presenta a navata unica, la quale si chiude con un’abside che racchiude l’immagine della Madonna Immacolata. Ai due lati della Madonna vi sono due nicchie che custodiscono le statue di Santa Lucia e di San Francesco di Paola. E’ possibile ammirare affreschi di stile barocco del XIX secolo, di particolare interesse è il crocifisso in legno seicentesco, è uno dei pochi crocifissi al mondo a rappresentare Cristo con gli occhi aperti, poco prima di morire. Nel livello sottostante dell’edificio sacro è custodita la cripta che conserva alcune statue lignee, dipinti e un piccolo altare, oltre a centinaia di teschi.
Superata la chiesa dell’Immacolata e proseguendo per corso Vittorio Emanuele ci troveremo davanti alla Chiesa di San Giuseppe, costruita nel 1719 e consacrata nel 1756. Al suo interno sono sistemati pregiati altari in marmo e sono conservate alcune statue devozionali lignee, fra cui si menzionano le statue di San Giuseppe, di San Gregorio e di San Nicola da Bari. Al suo interno sono state fatte costruire cappelle da parte di alcune famiglie nobiliari crotonesi del XVIII secolo, fra queste ci sono i Lucifero, Gallucci e Sculco.
Proseguendo il percorso giunge al luogo più importante della storia medievale e post-medievale della città, ovvero il Castello Carlo V. Eretto nell’840 per difendere la città dalle incursioni dei Saraceni, fu modificato in maniera più sostanziale nel 1541 dal re Carlo V su indicazione del vicerè Don Pedro Toledo. Presenta una pianta poligonale, e due torri: una più massiccia detta “Torre Aiutante“, e un’altra detta “Torre Comandante“. Attualmente il castello ospita una sezione del museo civico di Crotone aperto nel 1968, e successivamente spostato in un’altra sezione in zona castello. La sede attuale che vediamo oggi è stata inaugurata nel 2000 ed ospita al suo interno monete, utensili e numerosi resti di epoca medievale e magno-greca, fra i quali il diadema di Hera.
Nel cuore del centro storico vi troviamo la chiesa di Santa Veneranda, una delle 12 parrocchie in cui era divisa la città nella prima metà del Cinquecento. La piccola chiesa, che non godeva di grandi rendite, aveva infatti pochi e poveri arredi. Era fornita di un quadro con le figure della Madonna, di S. Leonardo e S. Veneranda, due crocefissi, due candelieri, due confessionali, un calice con base di ottone, un campanello, una campana grande, poche tovaglie d’altare. Quando Annibale Berlingeri termina la costruzione del suo palazzo si propone di ricostruire per intero la chiesa ormai decadente, accordandosi prima con il parroco don Antonio Fernandes e poi con il vescovo Rama, che non solo gli accorda la ricostruzione ma gli concede di usare un muro del suo palazzo come muro perimetrale della chiesa e di aprire una finestra che da uno dei saloni dell’abitazione dava la possibilità alla famiglia di ascoltare da dietro una grata la santa messa. Grazie a questa ricostruzione di Berlingeri la chiesa si presentava nuova, bella e ricca di ornamenti e oggetti sacri tra i quali una cappella di legname intagliata col quadro delle sante Veneranda ed Anastasia ed altri santi, due conchette attaccate al muro per l’acqua benedetta, sei candelieri ed inoltre un nuovo calice tutto d’argento.
Ben presto la parrocchia perde l’autonomia spaziale e religiosa e diviene un oratorio privato. Non più separata dal vicolo essa, mutata di forma, è accorpata e funzionale al nuovo palazzo, arrivando a ospitare nel febbraio 1735 il re Carlo III di Borbone durante la visita al suo nuovo regno.
E’ qui che termina il nostro viaggio di oggi, un viaggio scritto, figurato, ma che in realtà è possibile rivivere in prima persona attraverso i nostri percorsi ogni giovedì.