“Il più grande atleta di tutti i tempi”. E’ questa la frase che sentirete dire probabilmente agli storici se chiedete loro di Milone. Pugile, lottatore ma anche guerriero, fu il comandante dell’esercito Krotoniate che nel 510 a.C sconfisse Sibari nella battaglia di Nika, in una guerra in cui si affrontarono 100.000 krotoniati contro 300.000 sibariti: secondo la leggenda vinse Kroton, nonostante l’inferiorità numerica in quanto i sibariti usarono, per la battaglia, cavalli ammaestrati a eseguire passi di danza negli spettacoli al suono dei flauti. I krotoniati, nella Battaglia di Nika, iniziarono a suonare i flauti, eseguendo la stessa melodia con la quale i cavalli erano stati ammaestrati per danzare, col risultato che le avanguardie delle truppe sibarite furono agevolmente sconfitte.
L’atleta Milone è sicuramente una figura fondamentale nella storia delle Olimpiadi, dove ottenne numerose vittorie sia nella lotta che nel pugilato, a partire dalla prima partecipazione nel 540 a.C a soli 15 anni fino all’ultima vittoria del 512 a.C nella 67a olimpiade. Non solo olimpiadi per Milone, ma anche 10 vittorie alle gare Istmiche, 9 vittorie alle Nemee e 7 vittorie ai giochi Pitici di Delfi. Tanta gloria rese Milone uno dei personaggi più illustri e famosi del mondo antico, oltre che l’atleta più forte di tutti i tempi.
Era noto, oltre che per la grande forza, anche per il grande appetito. Pare, infatti, che una volta avesse portato di peso un toro di 4 anni allo stadio, fatto un giro di campo con l’animale sulle spalle, che l’abbia ucciso con un colpo solo e che se lo sia mangiato fino all’ultimo boccone. Come se non bastasse, si racconta che egli fosse alto circa due metri e che era capace di sollevare anche un uomo con un dito della mano. La sua enorme forza salvò l’intero gruppo aristocratico della Polis – guidato da Pitagora – in occasione di un terremoto che sorprese il gruppo proprio mentre era in riunione in casa del filosofo di Samo, Milone, cosi, si sostituì ad una colonna spezzata dal sisma reggendo sulle sue spalle il soffitto dell’abitazione per quei minuti necessari a sgomberarla completamente salvando i presenti.
La data della morte di Milone è sconosciuta ma, come per la maggior parte degli antichi greci famosi, la dinamica del decesso è divenuta un mito. Secondo Strabone e Pausania, l’ormai vecchio Milone stava attraversando un bosco quando s’imbatté in un ulivo secolare sacro alla dea Hera, antistante appunto al tempio Crotonese di Hera Lacina, dal tronco cavo. Il lottatore inserì le mani nella fenditura per spezzare in due il tronco in un’ultima dimostrazione di forza ma la dea, adirata da quell’atto sacrilego, lo punì levandogli le forze ed egli vi rimase incastrato divenendo preda di un branco di belve. E’ conservata oggi, nel museo del Louvre una statua che lo ritrae mentre viene divorato da un leone.